Il Tartufo nella Storia

Fonti storiche non accertate attribuiscono la scoperta del tartufo ai babilonesi, nel 3000 a. C., essendosi probabilmente imbattuti nel tipo di tartufo che ancora oggi cresce nelle terre sabbiose dell’Asia Minore, la Terfezia Leonis.Il primo a utilizzare il tartufo sembra essere stato Giacobbe nel 1600 a. C., anche se una vera e propria diffusione a tavola si ebbe con i greci, i quali già consideravano il tartufo come una prelibatezza, citandolo addirittura in libri di testo.

Fin dall’antichità il tartufo godeva quindi di un alto prestigio in quanto si credeva fosse un fungo dalle qualità divine, proprio perché riusciva ad alimentarsi sottoterra senza bisogno di radici; inoltre si pensava fosse altamente afrodisiaco. Anche il famoso scrittore romano Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia scriveva: “… Massimo miracolo è la nascita e la vita di questo tubero che cresce isolato e circondato di sola terra, la secca, sabbiosa e fruttifera terra della lodatissima Africa…”.

Mirko Tartuti | il tartufo

Le prime ricette risalgono ai tempi del cuoco Marco Gavio Apicio, vissuto tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C., il quale nel suo De Culinaria ne decantava le proprietà divine. Fino ad arrivare all’età moderna quando il tartufo iniziò a diffondersi su tutte le tavole delle persone più influenti dell’epoca, da Luigi XVIII a Napoleone I e papa Gregorio IV.

Si cominciò anche a classificarlo a seconda delle varie tipologie e a studiarne le differenze, la composizione chimica e le proprietà nutritive. Il tartufo del Piemonte veniva già considerato come uno tra i più pregiati e aromatici. Ma vi erano ancora molti dubbi sulla crescita di questo tubero, tanto che nel 1800 si pensava che fosse:

  • un fenomeno nato sottoterra che si nutriva attraverso l’essudazione di piante, foglie e rami;
  • un fenomeno nato dalla fermentazione della terra a causa di particolari condizioni geo-climatiche;
  • uno conseguenza della produzione di galle, dovute alle punture di particolari insetti;
  • un fenomeno che cresceva sotto forma di parassito delle piante.

Altra data da segnare è la pubblicazione del libro Monographia tuberacearum di Carlo Vittadini, il primo testo scientifico totalmente incentrato sullo studio del tartufo e sulla sua classificazione. Il libro divenne così importante tanto che il cognome dell’autore venne utilizzato per il riconoscimento scientifico della maggior parte dei tartufi: il Tuber melanosporum Vittadini, Tuber Aestivum Vittadini etc.

Un altro importante testo scientifico sul tartufo è l’opera Funghi Hypogaei di Louis René Tulasne del 1862. Tulasne scoprì finalmente da dove nasceva il tartufo, ovvero dal micelio, un apparato vegetativo costituito da filamenti facenti parte della maggior parte dei funghi.

Nel 1892 lo studioso Gaspard Adolphe Chatin, a seguito dei suoi numerosi studi sul tartufo, riesce a dare una denominazione appropriata a esso; il tartufo viene collocato nella famiglia delle Tuberacee, genere Tuber. Fino ad arrivare al Novecento, quando non solo triplicano gli studi sul tartufo ma anche la sua fama e diffusione nei ristoranti e nelle tavole delle famiglie benestanti.

Mirko Tartuti | il tartufo